Scuola e Cultura

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27 settembre 2007

Il rospo


Era un tramonto dopo il temporale.
C'era a ponente un cumulo di cirri
color di rosa. Presso la rotaia
d'un'erbosa viottola, sull'orlo
d'una pozza, era un rospo. Egli guardava
il cielo intenerito dalla pioggia;
e le foglie degli alberi bagnate
parean tinte di porpora, e le pozze
annugolate come madreperla.
Nel dì che si velava, anche il fringuello
velava il canto, e, dopo il bombir lungo
del giorno nero, pace era nel cielo
e nella terra.

Un uomo che passava
vide la schifa bestia; e con un forte
brivido la calcò col suo calcagno...
Venne una donna con un fiore al busto,
ed in un occhio le cacciò l'ombrella...
Quattro ragazzi vennero sereni,
allegri, biondi: ognuno avea sua madre,
a scuola andava ognuno. - Ah! la bestiaccia! –
dissero. Il rospo andava saltelloni
per la scabra viottola cercando
la notte e l'ombra. Ed ecco i quattro bimbi
con una brocca a pungerlo, a picchiarlo,
a straziarlo. Sotto i colpi il rospo
schiumava, e i bimbi: - Come è mai cattivo! –
L'occhio strappato ed una zampa cionca,
cincischiato, slogato, insanguinato,
non era morto; e gli voleano i bimbi
gettare un laccio, ma scivolò via
arrancando. Incontrò la carreggiata,
vi si annicchiò fra l'erba verde e il fango.
Ed i fanciulli in estasi e in furore
s'erano certo divertiti un mondo.
- Guarda, Pietro! Di’, Carlo! Ugo, dà retta!
Prendiamo, per finirlo, ora un pietrone.
E, rossi in viso, empivano di strilli
la dolce sera. Intanto uno rinvenne
con una grossa lastra: - Ecco trovato! –
A stento la reggea con le due mani
piccole, e s'aiutava coi ginocchi.
- Ecco! - E ristette sopra il rospo, e gli altri
a bocca aperta, senza batter ciglio,
stavano intorno con la gioia in cuore.
E quello alzò la lastra. Uno... due...

Quando
videro un carro che venia tirato,
là, da un asino vecchio, zoppo, stanco,
con gli ossi fuori e con la pelle rotta.
Il barroccio veniva cigolando
nei solchi delle ruote, trascinato
dalla povera bestia. Essa il barroccio
tirava, e avea due cestoni indosso.
La stalla, dopo un giorno di fatica,
era ancor lungi; il barrocciaio urlava,
e segnava ciascun: - arrì - d'un colpo.
Il solco delle rote era profondo,
pieno di melma, e così stretto e duro
ch'ogni giro di rota era uno strappo.
L'asino s'avanzava, rantolando
tra una nuvola d'urla e di percosse.
La strada era in pendìo: tutto il gran carro
pesava sopra il ciuco e lo spingeva.
Ed i fanciulli videro, e, gridando
al lor compagno: - Fermo con la pietra! –
dissero: - il carro passerà sul rospo;
c'è più gusto così.-

Dunque, in attesa,
sgranavano gli allegri occhi i fanciulli.
Ecco, scendendo per la carreggiata,
dove il mostro attendea d'esser infranto,
l'asino vide il rospo: e triste, curvo
sopra un più tristo, stracco, rotto, morto,
sembrò fiutarlo con la testa bassa.
Il forzato, il dannato, il torturato,
oh! fece grazia! Le sue forze spente
raccolse, e irrigidendo aspre le corde
sugli spellati muscoli, ed alzando
il grave basto, e resistendo ai colpi
del barrocciaio, trasse con un secco
scricchiolìo, fuori, e deviò la ruota,
lasciando vivo dietro lui quel gramo.
Poi riprese la via sotto il randello.
Allor nel cielo azzurro, dove un astro
già pullulava, intesero i fanciulli
Uno che disse: - Siate buoni, o figli. -

Victor Hugo (Traduzione di G. Pascoli)

10 Commenti:

  • Alle 10:04 PM, Anonymous casa.intonti@libero.it scrive…

    Ho 78 anni ma ricordo ancora,con rimpianto e gratitudine,il mio vecchio Maestro che mi leggeva,all'epoca,questa meravigliosa poesia!Oh tempora oh mores,esiste ancora oggi qualche insegnante che educa i propri allievi con letture del genere? Voglio augurarmi di si,anche se ho qualche dubbio!

     
  • Alle 11:56 AM, Anonymous Anonimo scrive…

    Era una delle poesie che piacevano tanto a mio padre......è mancato un anno e mezzo fa', oggi avrebbe avuto 89 anni!!

     
  • Alle 6:34 PM, Anonymous carlo r. scrive…

    Ho sessantanove anni ed ho studiato questa poesia quando ero piccolo non ricordo l'età il professore ce la volle fare imparare a memoria, una tragedia non mi riusciva, non la potevo soffrire. Ora che sono anziano ogni tanto la rileggo e ne apprezzo il significato

     
  • Alle 1:17 PM, Anonymous Anonimo scrive…

    Esistono ancora professori che la fanno studiare,eccome!!

     
  • Alle 5:10 PM, Blogger Alberto Palmucci scrive…

    E' una poesia buona e meravigliosa. Un professore sensibile ed intelligente me la fece studiare in prima Media.

    Alberto Palmucci

     
  • Alle 8:05 PM, Blogger Dalla cucina alla pasticceria scrive…

    nonostante i tanti anni che sono passati da questo scritto mi sembra che non sia cambiato assolutamente nulla,nel giudizio degli uomini,resto abbastanza allibito che non ci sia stata un evoluzione positiva verso il rispetto della natura e degli animali,che accompagnano la nostra vita ogni giorno

     
  • Alle 2:20 PM, Anonymous Gennarino scrive…

    Mi ero dimenticato che esiste internet, google in particolare, l'avevo cercata per ani senza trovarla per rileggerla e non avevo dubbi che le mie gote si sarebbero rigate nel farlo. Così ovviamente è stato.

     
  • Alle 5:37 PM, Anonymous arturo scrive…

    Mi ha fatto enorme.piacere e commozione insieme, rileggere questa poesia che mi ricorda la mia infanzia.grazie a chi pubblicata

     
  • Alle 12:01 AM, Anonymous Carmelo scrive…

    Bella poesia di grande levatura artistica e morale. L'ho cercata poiché ricordavo alcuni versi; da ragazzo (oggi ho 82 anni) la recitavo assieme ad una delle mie sorelle che l'aveva studiata a scuola. Inutile dire che a leggerla mi commuove ed è come rileggere un brano della mia infanzia, come incontrare un caro, vecchio amico.
    Carmelo Pirrera - carmelo_pirrera@libero.it

     
  • Alle 5:40 PM, Blogger Walter scrive…

    Non so perchè ma mi si è chiusa la finestra e ho dovuto interrompere il mio commento. Ma ci riprovo. Dicevo che sono uno scrittore di favole, e ho preso in prestito la morale, ma anche la vicenda, che ho trasferito in tempi più recenti. Ho trasformato il barroccio in Tram e il rospo in un tenero gattino. Non me ne voglia da lassù il Poeta. Ma ho fatto questo perchè non sento che sia cambiato molto nell'attenzione del mondo che ripropone troppo spesso l'indifferenza delluomo verso la natura.

     

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